Sono certo che, alcune volte, ti sarai sentito oppresso dalla vita standardizzata che conduci.

La sensazione di muoversi all’interno della ruota come un criceto è molto comune. Sicuramente, anche a te, come me, ti sarà capitato di riflettere sul senso della tua vita quotidiana.

Magari, come molti, ti sei ritrovato a fare un lavoro che non ti piace, ad essere probabilmente sottopagato e costretto a vivere le otto ore più importanti della tua giornata, in un ambiente che non apprezzi per ottenere in cambio quello stipendio a fine mese che ti permette di arrivare al mese successivo.

Magari hai un mutuo o un finanziamento per la tua auto o un prestito da pagare oltre le bollette e le spese impreviste che alla fine incidono e come nel bilancio familiare.

Magari sei invece tra quelle persone che aspiravano da sempre al “posto fisso” e stai bene come stai, forse dopo anni di co.co.co., o cagate del genere, hai finalmente l’agognato contratto a tempo indeterminato o addirittura sei ancora stretto o stretta nella morsa del precariato e sogni un giorno di poter firmare un contratto di lavoro dignitoso.

Intendiamoci, non ci sarebbe nulla di male in questo, anzi.

Ho lavorato per 18 anni in un’azienda importante di servizi, potrei definirlo un posto di lavoro in stile ministeriale, ho percepito dall’età di 20 anni uno stipendio ogni 27 del mese per 18 lunghi anni, ti confesso che all’inizio ero entusiasta e mi sentivo fortunato ma dopo poco tempo sono stato pervaso da un costante e crescente senso di angoscia e scontentezza.

Ad un certo punto della mia vita mi sono sentito dentro una scatola, quel lavoro non mi piaceva, non ero portato per il ruolo specifico che mi avevano “buttato addosso”, all’interno della stessa azienda sarei potuto essere impiegato in processi diversi, dove avrei forse reso anche molto meglio per l’azienda stessa, ma a loro questo non interessava, ero solo un numero di matricola e un costo da gestire.

L’ambiente di lavoro era assolutamente e totalmente depotenziante e negativo, quando sento dire che i ricchi sono stronzi mi viene da ridere perché li dentro la maggior parte delle persone erano povere e ho visto fare e dire delle cose che sono oltre il limite dell’umano.

Spinto da questa scontentezza incentivante, ho preso gradualmente coraggio e un giorno sono entrato nell’ufficio del personale e ho formalizzato le mie dimissioni. Il mese successivo ero libero!

Lasciare un posto di lavoro, come quello alla soglia dei 40 anni, ha richiesto una grande dose di attributi e un pizzico di follia, ma alla fine la scelta ha pagato.

Voglio precisare che il mio non è un invito a lasciare il tuo posto di lavoro, ma voglio solo condividere con te la mia storia.

Chi decide di vivere da dipendente fino alla pensione ha le sue ragioni e io non giudico nessuno, peraltro non siamo tutti uguali in questo mondo.

Se nella mia storia ci trovi qualcosa che rispecchia la situazione che stai vivendo, sappi che la vita ti aspetta al di là delle tue paure.

Il coraggio è il prezzo da pagare per affrontare queste paure.

Mollare tutto non è facile né semplice, ma se compi questo passo con convinzione e profonda fede in te stesso accederai a risorse che neanche immagini e si apriranno porte di cui non avresti mai sospettato: quelle dell’esistenza.

Oggi mi occupo di quello che mi piace.

Investo in immobili, opero nei mercati finanziari con successo e ho creato il metodo Bet Healing: uno strumento finanziario da applicare al mercato del betting on line. Inoltre, da qualche tempo ho anche avuto la soddisfazione di fare un’esperienza nel mondo della ristorazione e la cosa mi piace.

Certo sono molto impegnato, ma ne sono felice perché è la vita che mi sono scelto e se la paragono alla precedente ho un grande rimpianto: quello di non aver compiuto quel passo diversi anni prima.

La cosa più importante che io e te abbiamo è il tempo!

Se quello che fai non ti piace e non è entusiasmante allora dovresti farti delle domande, la vita è una sola e nell’assorbimento della routine quotidiana di questi modelli di vita standardizzata siamo talmente schiacciati dall’oppressione che pensiamo che non ci sia una via di uscita.

In realtà la via di uscita c’è sempre!

Ti auguro il meglio!