Per capire quanto il pallone possa appassionare basta sfogliare gli annali del calcio per trovare una miriade di aneddoti, confronti e scontri, storie curiose ed appassionanti che s’intrecciano in una mescolanza di emozioni.
Il calcio ha dato e continua a dare emozione, al punto che il periodico Britannico The Observer, annovera fra le 50 cose da fare nella vita prima di morire quella di assistere dal vivo al SuperClasico: lo scontro fra due titani della storia del calcio.
Chi non ha mai visto una partita di calcio argentino non può assolutamente capire cosa può provare un tifoso che vive di pane y patadas di fronte a un’esperienza che, ogni volta, accalora gli animi e manda in tumulto i cuori.
Cosa ha di così tanto speciale una partita di pallone?
In questo caso non si tratta di una semplice partita di pallone ma di una delle 3 rivalità più sentite a livello mondiale.
L’espressione partita di calcio è quindi assolutamente riduttiva.
Non è un semplice incontro di futbol (barrio docet), è un incontro storico, una battaglia epocale in cui i vincitori ottengono la gloria…ovviamente fino al prossimo River-Boca.
Si lotta, ci si batte e si combatte per la propria gente, per la propria hinchada. Non sono ammessi tentennamenti, non ci si può risparmiare, bisogna dare fondo a ogni briciolo di energia al punto che ogni eccesso è consentito, è approvato, è incoraggiato dai tifosi. Perché in campo si sta scrivendo una storia che verrà ricordata negli anni a venire.
A proposito di storia, sai quando è iniziata questa rivalità?
Tutti e due i club sono nati nel barrio de La Boca, il River Plate nel 1901 mentre il Boca Juniors nel 1905. Ma non è solo una questione di confini geografici, le radici di questa rivalità devono essere ricercate molto più lontano.
Quelli del River sono i Los Milionarios, questo soprannome già dice tutto. Parla di origini ricche, benestanti, di coloro che gli acquisti li fanno in oro, quello vero.
I Boca invece sono gli Xeneizes, gli emigranti, quelli genovesi sbarcati proprio nel quartiere della Boca a Buenos Aires: la squadra povera della città.
Ovviamente, in questo particolare periodo storico le cose sono cambiate. Adesso la classe sociale non ha più la sua importanza nel decidere con chi schierarsi. E’ un retaggio ormai superato ma che ancora oggi rievoca ricordi lontani.
Il primo SuperClasico è datato 1913. Sono trascorsi poco più di 100 anni, ma l’evento è rimasto nei cuori.
Si capisce subito che non poteva essere una partita come un’altra e la conferma arriva subito qualche istante prima dell’avvio del match. Tutto pronto, ma l’arbitro non c’è. E costretto a dare forfait (involontariamente o no? Chi lo sa!) e verrà sostituito all’ultimo minuto da un irlandese, il sig. Mc Carthy.
Eravamo ancora agli albori dato che il primo SuperClasico disputato a livello professionistico risale al 1931. Pensi che le cose siano andate meglio?
Nemmeno per sogno: il match è stato sospeso più volte fino al 75° minuto quando l’arbitro accorda un calcio di rigore al Boca e viene espulso il terzo giocatore del River.
I Milionarios abbandonano il terreno di gioco ed inizia il finimondo sugli spalti ed ovunque in città. Un delirio che prosegue anche a livello verbale.
In aggiunta ai soprannomi ufficiali, infatti, ci sono quelli dati dai rivali per deridere gli avversari. Così quelli del River diventano Gallinas (le galline) mentre quelli del Boca sono i Bosteros (alla lettera, amanti dello sterco di cavallo).
Il soprannome Gallinas risale al 1966. Il River stava giocando la finale di Copa Libertadores contro il Penarol, si trovava in vantaggio di ben due reti quando si fa prima pareggiare e poi superare, perdendo la partita per ben 4 a 2.
Il risultato non passa di certo inosservato ed in segno di scherno nella partita successiva viene lanciata in campo proprio una gallina dai tifosi del Banfield ma, da quel preciso momento, i Millionarios diventano i Gallinas.
Nel 2004, Carlitos Tevez dal cuore Boca, proprio in riferimento a questo appellativo, dopo un gol esulta mimando il gesto di una gallina starnazzante. Il direttore di gara lo espelle per comportamento antisportivo. Certo è che, per lui, l’espulsione è stata solo un dettaglio dato che poter deridere l’avversario non aveva prezzo.
Tuttora all’arrivo alla Bombonera, il pullman del River viene accolto ma migliaia di piume e chicchi di mais.
Invece i Bosteros è un soprannome che deriva da una fabbrica di mattoni che si trovava nei pressi dello stadio del Boca. A quei tempi per costruirli veniva utilizzato lo sterco di cavallo e da qui ecco l’appellativo.
Il River ed il Boca si affrontano in veri e propri monumenti del calcio come il Monumental, casa del River. Pensa che è stato costruito anche con i finanziamenti derivanti dalla cessione di Sivori alla Juventus e la Bombonera, sede casalinga del Boca.
Tanti stadi diversi hanno ospitato il Superclasico, ma indipendentemente dal luogo ciò che non è mai cambiato è il fascino e quell’odore di calcio giocato che si sente anche solo guardando la partita attraverso una televisione.
Solo sentire i cori vengono i brividi. Ascoltarli significa penetrare in quella fantasia argentina senza confini.
Altro episodio curioso riguarda Matias Almeyda (giocatore noto anche al calcio italiano). Nel 2011 è giocatore del River. Durante l’incontro, il River sta perdendo e lui viene espulso. Fin qui tutto normale quando decide di raggiungere gli spogliatoi passando sotto la curva del Boca baciando la maglietta. Riesce ad uscire dal campo soltanto grazie all’intervento della Policia Federal.
Tantissimi sono i campioni passati per il SuperClasico da Maradona a Sivori, da Di Stefano, Batistuta fino a Tevez. Tutti d’accordo nell’affermare che quello che si vive in quei 90 minuti non è uguale in nessuna altra parte del mondo.
Sono 90 minuti di puro calcio. 90 minuti di battaglia fuori e dentro dal campo. 90 minuti di cori, di contrasti, di agonismo e di scontri. 90 minuti di Storia del Futbòl.
Ancora oggi, tutta l’Argentina si ferma dentro e fuori dal campo almeno 2 volte l’anno: il giorno in cui si incontrano Boca e River.
90 minuti frutto di una rivalità infinita nel tempo. 90 minuti di sogni.
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